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L'INVIDIA videoconferenza della Dott.ssa Stefania Peruzzi Baldin

La locandina che invita la socie ad assistere alla conferenza è preceduta da una poesia di Maria Zambrano, filosofa e poetessa spagnola che così recita:"L'invidia è passione dell'altro, passione dell'identità dell'altro, passione della libertà dell'altro, nella propria vacillante unità e libertà" La relatrice, nostra socia e amica, è la dottoressa Stefania Peruzzi Baldin che esercita la libera professione nell'ambito dell'età adulta. La parola invidia deve la sua etimologia al latino, all'unione tra il prefisso in=sopra +videre=guardare. Letteralmente guardare sopra, liberamente guardare con astio, guardare male. Per i cristiani è uno dei 7 peccati capitali, figlia della superbia e contro la carità. Nella mitologia greca l'invidia si manifesta attraverso il mito di Medusa, originariamente tanto bella da attirare le attenzioni di Poseidone. Nell'ambito dell'invidia femminile la bellezza è tematica frequente e, nelle sue forme più accese e impetuose, può associare all'odio anche il desiderio di distruzione. Entrando in ambito più psicologico esaminiamo "L'invidia", opera di Giotto che si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Chi è invidioso vuole avere quello che hanno gli altri e pensa che chi possiede ciò che a lui manca non meriti di averlo. Passando a Dante ed al canto XlII del Purgatorio, notiamo che il Poeta punisce gli invidiosi cucendo loro gli occhi con il filo di ferro. Il contrappasso analogico è chiaro: in vita non hanno avuto una visione introspettiva né hanno davvero guardato gli altri. Passando all'invidia tra fratelli, guardiamo con attenzione un quadro del Tiziano che si trova nella Chiesa della Salute a Venezia e che si intitola "Caino uccide Abele". Esaminando più a fondo, sembra che l'invidia, difficilmente ammissibile, porti solo alla distruzione, ma la nostra relatrice ci spiega che ci può essere un'evoluzione positiva. Ciò accade quando l'invidia si trasforma in emulazione e l'individuo riesce ad apprezzare ciò che ha.