2017 / 2018


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IL CIBO NELLA PITTURA - Conferenza del Prof. Aldo Andreolo - Club di Venezia C.A.R.F.

Nella Sala della Musica di Ca’ Sagredo interessante conferenza del Maestro Aldo Andreolo, noto pittore veneziano, colto letterato e illustre critico d’arte. A parlare di cibo nella pittura, si corre il rischio di identificare il cibo con la natura morta, che nel ‘600 ha grande diffusione nei Paesi Bassi. Le cose inanimate diventano protagoniste dell’opera pittorica. La scelta degli elementi, la perfezione delle composizioni e la cura dei dettagli mostrano l’opulenza di una classe sociale. Tutto è disposto con equilibrio ed armonia compositiva: ordine e disordine sono una metafora della vita. I dipinti più curiosi sono quelli reversibili del cinquecentesco Arcimboldo in cui ortaggi, frutta, pesci e animali riproducono teste antropomorfe, sorprendenti anticipazioni del surrealismo. Il “Mangiatore di fagioli” (1585) di Carracci è un esempio di pittura di genere che si contrappone alla pittura ideale e storica. Si ispira alla sana voracità popolaresca. Nel 1655 il virtuosismo di Rembrandt nel “Bue squartato” raggiunge l’eccellenza. L’opera è un eccezionale esercizio di pittura realistica. A lui si ispireranno molti pittori. Anche Guttuso nella famosissima “Vucciria”. Nel 1700 Siméon Chardin raggiunge esiti innovativi nelle nature morte. Una figura disgustosa, la razza, si trasforma in un dipinto di sublime bellezza. Il cibo e l’alimentazione diventano simbolo di socializzazione e di incontro nella “Colazione sull’erba” di Manet e nel “Pranzo dei canottieri” di Renoir.Tanti altri pittori hanno dipinto il cibo: Cezanne, Picasso, Braque, De Chirico, Casorati, Dalì… Per Botero, il pittore delle donne grasse, il cibo è vitalità, fulcro della vita. Andy Warhol scelse per le sue stravaganti opere oggetti della vita quotidiana, come le lattine di zuppa Campbell’s. Rappresentano l’omologazione che la società moderna propone con prodotti preconfezionati, uguali per tutti, che l'arte riproduce nella sua serialità.