2006 / 2007


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IW Peschiera e del Garda Veronese - Gita alla Reggia di Colorno

Sul pullman c'è sempre una grande allegria, un'aria di vacanza che ci fa tornare ragazzine. Si arriva a Colorno. Il palazzo, maestoso, di pietra bianca, quasi luccicante, mette un po' di soggezione. In origine fu una rocca costruita nel 1337 da Azzo da Correggio e negli anni successivi trasformata in castello dai Farnese. Durante il loro dominio, i Farnese presero importanti decisioni in campo politico, amministrativo e culturale, andando di pari passo con iniziative urbanistiche, ma soprattutto edilizie, che mutarono l'organizzazione interna della città. Estinti perché senza eredi i Farnese, il Ducato di Parma passò a Don Filippo di Borbone(1720-1765). Gli succedette il figlio Don Ferdinando (1765-1802) che promosse ulteriormente, con l'ausilio di fidati consiglieri, una serie di iniziative per riassestare le finanze ducali, per intensificare il commercio e la produzione industriale, chiamando dall'estero operai specializzati che insegnassero alle maestranze locali. Compì inoltre riforme ardite ed illuminate, anticipando i tempi. La moglie Maria Amalia d'Asburgo-Lorena, volle anche un grande giardino, vero paradiso di delizie, che è oggi uno dei migliori esempi dell'arte dei giardini di quell'epoca, creato dall'architetto Barvitius, ricco di fontane gorgoglianti e di vialetti romantici disegnati da siepi di bosso addomesticate dall'arte topiaria. Visitiamo l'annessa chiesa di San Ciborio (1751-1801). Famoso è l'organo, voluto da Don Ferdinando di Borbone, ricco di ben 3000 canne. Il pavimento è piacevole, tutto a marmi policromi. Alle pareti vari quadri, tutti di poca importanza. Un imponente scalone, opera dell'architetto Petitot, porta al piano superiore della reggia. Alla sua sommità, si apre lo studio privato dei Borboni. Subito saltano all'occhio degli stupendi bassorilievi...... bassorilievi? Ad una più attenta osservazione ci si accorge che sono tutti.... "trompe d'oeil'! Saliamo all'osservatorio astronomico: un vero e proprio pensatoio. Sul soffitto una bellissima Rosa dei Venti ed i segni zodiacali. Una finta balconata (pure questa trompe d'oeil) ci anticipa la vista sul giardino. Il palazzo ha circa 440 stanze, visibili però, pochissime. La passeggiata attraverso di esse è poco interessante, in quanto tutte le pareti sono occupate da grandi drappi neri al posto degli arazzi (Gobilins, Aubusson, ecc.) che sono stati rimossi per ordine di Vittorio Emanuele II di Savoia e portati in seguito, al Quirinale ed alla reggia di Racconigi. Si arriva alla camera da letto di Elisabetta, moglie di Don Filippo (Babette per gli intimi), figlia di Luigi XV di Francia. Una stanza vastissima e sontuosa in cui domina il giglio di Francia sul pavimento e sulle pareti, per non far dimenticare a nessuno che lei è figlia del re di Francia. Chi di noi non ha una camera da letto di 60 mq circa, per ricevere dignitari e vari cicisbei, marito permettendo, magari indossando un vaporoso négligé di chiffon impreziosito da maliziose dentelles di Calais, tipo "ti vedo e non ti vedo"? Babette di Borbone sì, ma lei era figlia di re.