2005 / 2006


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IW Peschiera e del Garda Veronese - Mostra al Palazzo Ducale di Mantova

Andiamo a Mantova per visitare la mostra dì Rubens (1577-1640) e, in un pomeriggio quasi invernale, ci accoglie un sonnolento lago Superiore. Ci avviamo al Palazzo Ducale, sede della mostra, con la nostra guida. Ci troviamo di fronte alla Deposizione di Cristo (1602/03), inizialmente collocata nella chiesa dì Santa Croce in Corte. Sullo sfondo dì un cielo plumbeo, appare in primo piano la figura del Cristo morto attorniato da alcune figure con la faccia attonita, fra le quali spicca quella della Maddalena. Il dipinto denuncia subito una certa immaturità pittorica, nel senso che ì protagonisti sono molto statici e la scena stessa non impressiona come lo farà nel Rubens più maturo, quando avrà conosciuto la tecnica pittorica dì Caravaggio, Mantegna e Tiziano, che lasciarono impronte profonde nella sua formazione artistica. La parete est è occupata dal grande quadro della Trinità. Ai piedi del Padre Eterno, del Suo Figlio divino e della Colomba rappresentante lo Spirito Santo, possiamo vedere in adorazione i duchi Guglielmo e Vincenzo Gonzaga, nelle loro vestì sfarzose, quasi arroganti e troppo consapevoli del loro rango, la duchessa Eleonora d'Austria, con il suo abbigliamento dimesso, quasi monacale, mette ancora più in risalto la presenza di Eleonora De Medici, che le sta accanto, con le sue splendide vestì damascate, la corona in testa ed i gioielli scintillanti. Molto defilate due duchessine. A ragione Rubens viene definito il maggior pittore del barocco. Fu certo uno dei giganti della sua epoca e quello che ne espresse più sontuosamente e con più gusto alcuni aspetti. La sua pittura, in questa fase della vita, è certo esterna, intesa, cioè a rendere gli aspetti tangibili e sensibili delle cose; esterna, ma non superficiale, perché l'emozione che suscita e' grande e penetrante, il suo colore è pieno di brividi, le sue luci sono mobili e varie, le ombre morbide,profonde,le gradazioni e gli accordi tonali delicatissimi, raffinati. Sulla parete di fondo ammiriamo due oli di Van Veen, un'Adorazione ed un Cristo Risorto - di Pietro Tacca un Crocifisso bronzeo e del fiammingo Pourbus il Giovane un ritratto di Eleonora De Medici dama dai tratti molto severi e dallo sguardo dì ghiaccio, che emergono da una gorgiera splendida di pizzo. Guardandola vien dà pensare che i figli dì cotanta madre non hanno mai conosciuto nè coccole, nè carezze ma solo qualche sguardo gelido e distratto. Visitiamo la Camera Pitta, o degli Sposi, capolavoro del Mantegna. Bellissima, anche se si pensa che non dovesse essere comodo riposare in una stanza così affollata e dove, dall'impluvium occhieggiano dei grassocci putti maliziosi. Proseguendo nella visita, ci troviamo davanti al quadro del veronese Morone rappresentante la cacciata dei Bonacolsi e commissionato da Francesco II Gonzaga nel 1414. Attraversando una fuga di sale e saloni dai pavimenti veneziani, le cui tessere policrome disegnano leggiadre volute e stemmi severi e cassettoni di vari colori e fogge, "usciamo al fan a riveder le stelle”. Entriamo nel Duomo di Mantova, dove esiste ed è doveroso vederlo, un quadro del Farinati. Nella semioscurità e con molta buona volontà, riusciamo a vedere un San Martino che dona metà del suo mantello al povero. Intirizzite dal freddo, cerchiamo rifugio nei nostri automezzi per ritornare alle nostre case, dove, assieme ai nostri cari, ci sentiamo regine, anche senza gorgiere di pizzo e corona in testa.