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Trincee, soldati, animali e dintorni

Si e' svolta agli Artigianelli la Santa Messa per ricordare le nostre care Socie defunte e i parenti delle nostre Socie. E' stata anche l’occasione per ricordare il centenario della fine della Grande Guerra che ha visto la morte di 600.000 tra soldati, donne e civili italiani che hanno lottato per l’unita? della nostra Patria. Durante la Messa, la Presidente Giuliana ha letto la Preghiera dell’Inner Wheel dove si rimarca il senso di solidarieta' verso i piu' deboli e il sentimento di Amicizia. Terminata la funzione, ci siamo trasferite nella sala gentilmente messaci a disposizione dagli Artigianelli, dove ci aspettavano l’avvocato Leonardo Peli e l’ingegnere Fernando Paterlini che ci hanno parlato di: “15-18 trincee, soldati, animali e dintorni”. La conferenza e? stata molto interessante e ha messo in rilievo non solo quanto gia' conoscevamo di questa guerra, ma anche i modi di dire e le situazioni che si venivano a creare dentro le trincee. Una terminologia che e? entrata nel dire comune e? “rompere le scatole”. Nelle trincee prima di un attacco, il comandante dava questo ordine perche' i soldati aprissero velocemente le scatole di cartone delle munizioni che erano sigillate con ceralacca. Un’altra e?: “palle girate”. Un’invenzione inglese. Le pallottole da fucile sono composte da un’ogiva appuntita o proietto e da una parte cilindrica con la povere. Se l’ogiva viene girata e la si mette con la punta all’interno del proiettile, quando questo dopo essere stato sparato arriva a destinazione, ha un effetto deflagrante maggiore. Il termine “tira piedi” usato per gli imboscati, deriva dall’usanza del boia di tirare i piedi dell’impiccato per assicurarsi che questo fosse morto. Il termine “Naja” invece deriva da NOIS, parola slava che indicava i nuovi arruolati. “Salvare la ghirba” e? stato introdotto in Italia dopo la campagna di Libia del 1911.