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I.W. Torino - conviviale con i coniugi Ferrero, collezionisti di ceramiche Lenci

Una serata che ci ha fatto ritornare bambine e ci ha riempito gli occhi di tanti bellissimi oggetti della collezione di ceramiche Lenci che, grazie alla disponibilità dei nostri ospiti Giuseppe e Gabriella Ferrero, potremo ammirare dal vivo nei prossimi giorni. Nel 1919, Enrico Scavini depose a Torino il marchio della manifattura LENCI per produrre “bambole e giocattoli in genere, mobili, arredi e corredi per bambino” e per quel tessuto morbido derivato dal feltro pressato noto come “pannolenci”. Nel 1927 l’azienda decise di aggiungere a quella produzione una linea fatta di pezzi unici a tiratura limitata, lodata per i nuovi modelli e grande valore artistico, ma troppo originali e innovativi e dai costi elevati. Dal 1930 si avviò un cambiamento: il manufatto non doveva essere più elitario ma elemento d’arredo più economico. Nacque così la produzione di piccole figure e oggetti che diedero vita ad un ricchissimo catalogo e che divennero immediatamente di moda tra la piccola e media borghesia torinese e italiana. La manifattura Lenci si avvalse della collaborazione creativa di importanti artisti torinesi come Vacchetti, Chessa, Sturani, Grande, Tosalli, ma anche la stessa proprietaria, Elena König Scavini, alla quale si deve la serie delle “Signorine”. Per queste trasse ispirazione dalle riviste di moda del momento, raccontando il gusto di una società borghese dei pieni anni Trenta. Gli oggetti della collezione Ferrero si possono dividere in tre fasi di produzione: la prima che va dal 1928 al 1930, la seconda dal 1930 al 1933 e la terza dal 1934 al 1937. Le ceramiche Lenci riscossero ben presto un buon successo e infusero nuova linfa vitale alla fabbrica torinese, ma i risultati non furono sufficienti a risollevarne la situazione finanziaria dell'azienda provata dalla crisi del 1929. La cessazione della produzione di ceramiche Lenci avvenne nel 1964 ed è così che sono ora ricercati oggetti da collezione esposti nei musei di tutto il mondo.